GIACOMO BABBUCCI

Attaccante
Nato a Roma il 21 giugno 1990
Esordio in A: -

2006-07 URBETEVERE Dil.
2007-08 ROMA A 0 0 0 0
2008-09 ROMA A 0 0 0 0

(legenda)

Ci sono partite che cambiano una carriera, e partite che cambiano poco o nulla: Giacomo Babbucci, martedì, ha avuto la fortuna e la bravura di giocarne una della prima categoria. Contro i danesi dell’Aarhus è stato il migliore in campo, segnando, facendo sponde e combattendo su ogni pallone, ma anche Scardina, il suo diretto concorrente, ha fatto vedere cose eccezionali, e il cambio ricevuto da quest’ultimo dopo che Massimo aveva sigillato la partita con la punizione del 3-0, vale come un’investitura: la lotta nel fango ha sfiancato i due centravanti, se a uno sono stati risparmiati gli ultimi 17’ è perché oggi, nella seconda gara, partirà dal primo minuto. E Babbucci tornerà in panchina, dove sarebbe dovuto finire anche martedì. Solo che poi, arrivati allo stadio, De Rossi si è reso conto che il campo era messo persino peggio del previsto, tanto che in vari punti gli scarpini sparivano, e i giocatori si trovavano con il fango fino alle caviglie: impossibile giocare palla a terra, fuori Stoian, trequartista veloce e tecnico, dentro Babbucci, centravanti grosso e pesante, con tutto che in formazione c’era già Scardina, per fare a spallate sui rilanci di Brosco. Proprio Scardina ha trovato il vantaggio al 7’ del primo tempo, e per poco al 20’ non trovava pure una storica doppietta all’esordio sotto età: ottima l’intuizione di avventarsi su quel passaggio a centrocampo, intercettando per ripartire, ottimo lo scatto, seminando due difensori, sbagliato il tiro, debole e sbilenco, scagliato in corsa da una posizione troppo difficile per inquadrare la porta, Babbucci, che aveva seguito l’azione, ne ha approfittato, calciando nell’angolino basso, alla destra del portiere.

Un gol importante, sia per la squadra, che sull’1-0, contro una formazione anagraficamente e fisicamente più grande, non si sentiva per nulla al sicuro, che per lui, che da ragazzino, prima con i Vigili Urbani e poi con l’Urbetevere, segnava a raffica, senza convincere mai. È sempre stato il più grosso di tutti – martedì, quando il giornalista di Roma Channel ha proposto un’intervista a due con il brevilineo Citro, altro grande protagonista della vittoria con l’Aarhus, si è seduto sul sellino di una bicicletta, per apparire, almeno nell’inquadratura a mezzobusto, alto come il compagno in piedi – e la cosa lo ha spesso penalizzato: quando un attaccante scende in campo contro avversari che gli arrivano non oltre la spalla, segnare è talmente facile che gli osservatori non ti prendono sul serio, oltre al fatto che i miglioramenti, che vanno a braccetto con le difficoltà, non arrivano.

E così, a 17 anni, quando quelli bravi già respirano l’aria della serie A, e quelli di livello medio-alto hanno quantomeno esordito in Primavera, lui era ancora il centravanti degli Allievi Regionali dell’Urbetevere. Poche settimane dopo il compleanno (data di nascita, 21 giugno 1990), il primo ritiro con la Roma Primavera, che aveva appena perso Okaka, e cominciava a nutrire dubbi sulle capacità realizzative di Bianchini. De Rossi lo ha sempre difeso (“Sapevamo che con Babbucci dovevamo fare un certo tipo di lavoro, diverso da quello sui ragazzi che sono con noi da anni, e che avremmo dovuto aspettare più tempo”), ma il bilancio del suo anno e mezzo in Primavera non è stato entusiasmante: due soli gol, nel 5-0 al Grosseto della scorsa stagione, e nel 5-1 con la Salernitana di quest’anno, e qualche limite di troppo, persino nel gioco aereo, nonostante i 193 centimetri di altezza.

A gennaio poteva andare via, aveva una buona offerta dal Benvenuto, in C1, che lo avrebbe preso per la Berretti, qualche giorno dopo la Roma gli aveva proposto la Lupa Frascati, due categorie più basso, ma senza la necessità di cambiare città, e tenendo ben saldo il legame con Trigoria. Dove alla fine ha deciso di rimanere, rimandando il divorzio di sei mesi, forse più per esigenze scolastiche che calcistiche, visto che la Roma, data l’esplosione di Scardina e la necessità di lasciare un certo spazio a Di Stefano, difficilmente gli avrebbe offerto il contratto. Con la gara di martedì, molte cose potrebbero essere cambiate: al Viareggio, tradizionalmente, ci sono più direttori sportivi che spettatori, e una partita fatta bene vale più di un anno e mezzo senza squilli. E quel contratto che sembrava un miraggio, se arrivasse una buona richiesta per il prestito, potrebbe diventare realtà.
(Francesco Oddi - 12 febbraio ’09)